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Mazzarino. Un cardinale al potere nella Francia del Seicento

[Mazarin], traduzione di Bettino Betti


Milano, Rizzoli, 1992
cm 22.4x14, pp. 438-(10), cartonato e sovracoperta illustrata
Unica edizione italiana. Ottimo esemplare

€ 24
Giulio Mazzarino, figlio di un piccolo proprietario terriero siciliano, riuscì con straordinaria abilità a divenire primo ministro di uno dei maggiori stati d'Europa; ebbe il titolo di cardinale, fu in gioventù soldato e diplomatico, e non fu mai prete; fu un uomo di stato di eccezionale intelligenza, che seppe conservare il potere per quasi vent'anni malgrado le inimicizie, i complotti, le gelosie, le calunnie, le violenze.
Pierre Goubert, delineandone la carriera, gli obiettivi politici, i trionfi e le sconfitte, fa giustizia dei numerosi luoghi comuni tramandati sul personaggio dalla storiografia e dalla letteratura.
Giulio Mazzarino non fu solo un abile uomo di potere, ma un politico che affronto con successo il difficile compito di consolidare le istituzioni dello stato che governava: una Francia ricca ma divisa in culture regionali gelose della propria autonomia fino alla ribellione; una società articolata e complessa, dominata da un'aristocrazia potente in grado di opporsi al re con le armi.
A Luigi XIV, di cui fu padrino, Mazzarino lasciò uno stato ormai sotto il saldo controllo dell'autorità reale, e gli impartì un'educazione politica le cui tracce dovevano segnare in profondità il modo di governare del Re Sole: «Nel segreto del proprio studio», dice Goubert, «gli fece conoscere, con gli intrighi della corte, l'Europa dei principi e dei diplomatici, delle matasse da sbrogliare, delle coscienze da comprare; gli insegnò la padronanza di sé, la necessità di fare pazientemente assegnamento sul tempo, l'opportunismo, l'insensibilità; e l'imperiosa necessità di governare solo».
Erede politico di Richelieu, Mazzarino fu qualcosa di più che l'abile continuatore del disegno politico del «grande cardinale»: sotto la sua guida la Francia si affermò definitivamente come potenza europea. «Mazzarino», osserva Goubert, «aveva portato a termine l'opera di Richelieu; ma va risolutamente osservato e proclamato apertamente che senza l'italiano non vi sarebbe stata alcuna opera di Richelieu. Non vi fu un "grande cardinale", ve ne furono due.»

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